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Il Laser Yag è uno strumento che trova molte applicazioni, specialmente nell’ambito fisioterapico dove viene utilizzato sia per la ricostruzione di tessuti cicatriziali che per la biostimolazione rigenerativa di nervi, legamenti, muscoli dell’apparato connettivo e dello strato adiposo.Inoltre, la luce ad alta energia del laser Yag sortisce un effetto antinfiammatorio, analgesico e antiflogistico, ossia è in grado di riassorbire eventuali raccolte di liquido conseguenti a infiammazioni, anche post-traumatiche.
Il trattamento, che produce effetti benefici sin da subito, viene effettuato in sedute di circa 10 minuti, non è doloroso, non richiede alcuna degenza post-terapia e non presenta alcun effetto collaterale.
Effetti
Le correttenti di spostamento producono 3 tipi di effetti:- BIOCHIMICO: riequilibra il disordine enzimatico degli adipociti e accelera il metabolismo ultrastrutturale delle cellule richiamando sangue ricco di ossigeno velocizzando il flusso e facilitando il drenaggio linfatico dalle aree periferiche non affette dalla cellulite.
- TERMICO: per l’effetto joule prodotto dalle correnti di spostamento induce una endotermia profonda e omogeneamente diffusa.
- MECCANICO: aumentando la velocità di scorrimento dei fluidi drena la stasi emolinfatica, tonifica le pareti vascolari. I tre effetti si rinforzano a vicenda.
Qualità
L’azione coinvolge dunque tutti i tessuti in modo: profondo, perché l’energia associata al campo non subisce alcuna dissipazione nel trasferimento al tessuto; omogeneo, perché l’incremento di temperatura è generato dalle correnti di spostamento la cui intensità è direttamente connessa alla forza di attrazione e/o repulsione esercitata dall’elettrodo attivo che è costante perché determinata a livello del generatore.Riabilitazione: alcune applicazioni.
La riabilitazione Tecarterapica integra l’intervento terapeutico nelle patologie osteoarticolari acute e croniche. Viene impiegata nelle terapie riabilitative per il recupero di:- distorsioni
- lesioni tendinee
- tendiniti e borsiti
- esiti di traumi ossei e legamentosi
- distrazioni osteoarticolari acute e recidivanti
- artralgie croniche di varia eziologia.
E’ attiva in:
- diverse forme di osteoporosi
- programmi riabilitativi post chirurgici, in particolare dopo interventi di artroprotesi.
Azione selettiva e integrata
Il sistema Tecar® associa due modalità, resistiva e capacitiva, che agiscono in modo selettivo e complementare. La modalità capacitiva agisce specificatamente sui tessuti molli (muscoli, sistema vascolo/linfatico, etc.). In modalità resistiva, invece, il trattamento coinvolge esclusivamente i tessuti a maggiore resistenza (ossa, cartilagini, grossi tendini, aponeurosi). Concentrando l’intervento su una tipologia di tessuto, con l’apparecchiatura capacitiva / resistiva il terapista può costruire un programma di cure dettagliato, che si articola in tre macro fasi:- Distensione propedeutica
- Attività sui tessuti fibroconnettivali e ossei;
- Recupero del tono muscolare.
L’Ipertermia è ormai divenuta il trattamento elettivo per alcune patologie fisioterapiche importanti dell’apparato muscolotendineo, e gioca comunque un ruolo fondamentale integrandosi con le altre metodiche nel più generale programma riabilitativo. In particolare viene applicata con successo nelle seguenti situazioni:
- riduzione della flogiosi e della sintomatologia dolorosa da trauma: passata la fase acuta, l’ipertermia somministrata con cautele comincia a giovare in fase subacuta e risulta ottimale in fase sintetica e in fase di rimodellamento.
- trattamento degenerazioni croniche: la possibilità dell’ipertermia di somministrare il calore in maniera controllata permette di eseguire trattamenti efficaci e ben dosati su un terreno particolarmente fragile e indifeso, con giovamento ampiamente documentato sulla sintomatologia dolorosa e quindi, sul recupero del movimento e dell’attività del soggetto.
- recupero dell’estensione del movimento: l’associazione di ipertermia e stiramento meccanico mirato, facilita lo scorrimento traumatico delle fibre collagene interessate aumentando l’arco del movimento ad esempio nella rigidità articolare, con successiva diminuzione della sintomatologia dolorosa.
Gli Ultrasuoni consistono in vibrazioni sonore a frequenza così elevata da non essere percepibili all’orecchio umano. Gli apparecchi di ultrasuonoterapia sono costituiti da un generatore di corrente ad alta frequenza, un cavo schermato e una testina emittente che, di solito, viene posta sulla zona da trattare in maniera fissa o in maniera mobile (in questo ultimo caso tra la cute e la testina stessa deve essere interposta una sostanza grassa o del gel). Gli ultrasuoni possono essere usati anche in acqua: la testina viene immersa nel mezzo idrico a circa 2 cm di distanza e parallelamente alla parte da trattare.
Indicazioni:
- sciatalgie e nevriti in genere
- periartriti scapolo-omerali (anche in presenza di calcificazioni)
- epicondiliti
- morbo di Dupuytren.
L’onda d’urto è un’onda acustica ad alta energia che può essere indotta da un generatore di tipo elettroidraulico, elettromagnetico o piezoelettrico. La terapia con onde d’urto, è stata inizialmente utilizzata per patologie internisti che quali: la calcolosi delle vie biliari e delle vie urinarie, ma, negli ultimi anni, è stata applicata con buoni risultati anche nell’ambito della medicina dello sport e in ortopedia. In questo campo le patologie trattate sono quelle a carico dell’apparato muscolo scheletrico: strutture osteo-tendinee, a livello delle calcificazioni intramuscolari ed a livello delle discontinuità ossee, nelle fratture con mancata saldatura dei monconi ossei.
Meccanismo d’azione delle onde d’urto.
La loro efficacia sembra essere correlata a due effetti:
- effetto diretto dell’impulso sul tessuto nella zona bersaglio, ed in associazione ai fenomeni di riflessione, più accentuati nei punti di passaggio tra tessuti molli (tendini, muscoli) e tessuti più compatti (ossa e formazioni calcifica);
- effetto indiretto di “cavitazione” provocato dalla depressione susseguente l’impulso, che supera le caratteristiche elastiche del tessuto.
La conseguenza di questi due effetti è un aumento della vascolarizzazione nella zona colpita, per la stimolazione da parte degli impulsi sulle fibre simpatiche. Tutto ciò porta ad una rimozione dei fattori infiammatori con il rilascio di sostanze che stimolano la formazione di nuovi vasi (capillarizzazione). A livello del tessuto osseo, in caso di fratture recenti, si produce un effetto simile con aumento della vascolarizzazione e conseguente stimolazione osteogenica (formazione di tessuto osseo).
Effetti delle onde d’urto.
Oltre all’effetto antiflogisitico legato alla rimozione dei metaboliti dell’infiammazione, le onde d’urto inducono una riduzione del dolore mediante inibizione dei recettori specifici, che quindi non possono trasmettere l’impulso doloroso e mediante il rilascio locale di endorfine, particolari sostanze prodotte dal nostro organismo, in grado di ridurre la sensibilità dolorifica. Un altro effetto importante delle onde d’urto è quello di provocare la scomparsa delle calcificazioni muscolari prodotte da traumi muscolari. Il meccanismo d’azione è legato alla frammentazione ed alla cavitazione all’interno della calcificazione stessa che porta alla sua disorganizzazione e frammentazione. In seguito la scomparsa dei detriti è legata al passaggio nei vasi neoformati.
Indicazioni
Tra le sue indicazioni rientrano:
- Achillodinia
- Borsite trocanterica
- Dolore alla spalla con/senza limitazione del movimento
- Dorsalgia acuta e cronica
- Entesopatie croniche in generale
- Epicondilite
- Epitrocleite
- Fascite plantare
- Metatarsalgia
- Periostite tibiale
- Pseudoartrosi
- Pubalgia
- Punti trigger in profondità
- Punti trigger superficiali
- Sindrome della cresta tibiale (dolore a carico della tibia in sportivi e ballerini, per sovraccarichi funzionali)
- Sindrome lombare/cervicale pseudoradicolare acuta e cronica
- Sperone calcaneare
- Strappi muscolari recidivanti gamba superiore e gamba inferiore
- Tendinite calcifica
- Tendinite della zampa d’oca
- Tendinite inserzionale achillea
- Tendinite rotulea
- Tendinopatia del trocantere
- Tendinopatie degenerative e/o calcifiche della spalla.
Con il termine elettroterapia si è soliti indicare l’utilizzazione a scopo terapeutico dell’energia elettrica in tutte le sue forme.
In particolare: la corrente continua e le correnti variabili. La prima è la cosiddetta corrente galvanica che può sfruttare anche le proprietà di determinati farmaci che vengono veicolati, attraverso la corrente stessa, nella zona da trattare (ionoforesi). Nella seconda rientrano sia le correnti eccitomotorie, quelle con effetto antalgico (correnti diadinamiche e TENS) e quelle con effetto termico.
Indicazioni:
affezioni muscolari dolorose e nervose intendendo per quest’ultime le nevriti, le radicoliti (sciatalfia, cruralgia ect).
La Jonoforesi è una tecnica elettroterapica che sfrutta la corrente continua per introdurre medicamenti nella zona di dolore o di contrattura.
Il farmaco utilizzato può avere polarità negativa o positiva ed in base a questo viene posto sul catodo o sull’anodo dell’elettromedicale (l’elettrodo non viene posto a diretto contatto con la cute ma con l’interposizione di una spugnetta). Attraverso la corrente erogata il medicamento viene veicolato da un polo all’altro attraversando così la sede affetta da patologia e rilasciando lo specifico principio attivo che vi agirà con sue caratteristiche-fisico-chimiche.
Vengono così chiamate tutte quelle correnti capaci di provocare la contrazione di un muscolo o di alcune fibre muscolari: corrente continua interrotta, corrente faradica, correnti pulsanti ad impulsi regolabili. La prima non viene quasi mai usata in fisioterapia a causa del netto effetto sensitivo che ne limita la tollerabilità, mentre le altre tre hanno un buon successo nella stimolazione dei muscoli normalmente innervati.
Per rappresentare uno stimolo efficace la corrente deve essere sufficientemente intensa, la variazione d’intensità deve essere rapida, ed infine deve agire per un certo tempo secondo dei rapporti ben definiti. Per la stimolazione si usa di solito un elettrodo collegato al polo positivo (elettrodo indifferente) ed è un elettrodo più piccolo collegato al polo negativo (elettrodo attivo) che viene posto sul punto motore del muscolo da trattare. La durata dell’impulso viene scelta in base alla tolleranza del paziente, ma perché si ottenga una valida stimolazione c’è bisogno di una contrazione ben visibile.
Indicazioni:
- ipotrofia da non uso
- potenziamento muscolare in fase atletica.
La massoterapia consiste nell’effettuare specifiche manovre che hanno come scopo principale quello di modificare e regolare la vascolarizzazione cutanea ed il tono muscolare secondo modalità determinate da una conoscenza delle strutture anatomiche, dello stato fisiologico del paziente e della reazione del soggetto stesso. Durante il massaggio avvengono delle modificazioni sul piano neurologico (azione ipotonica), sul piano vascolare (azione di vasodilatazione) e sul piano biochimico (azione antalgica tramite la liberazione di istamina ed endorfine).
Indicazioni:
- affaticamento
- contrattura muscolare
- trattamento di cicatrici sclerotiche
- stasi venosa e linfatica degli arti.
L’etimologia della parola kinesi deriva dal greco e significa movimento che può essere attivo o passivo. Nel primo caso, il fisioterapista applica delle tecniche sul paziente che le subisce senza alcuna partecipazione motoria volontaria, se non sul piano propriocettivo; nel secondo caso, è proprio il paziente che agisce attivamente e che mette in pratica gli esercizi consigliati dal fisioterapista. Durante l’esecuzione degli esercizi si possono usare degli ausili che facilitano il movimento o lo rendono più difficile, a seconda dello scopo che vogliamo raggiungere (elastici, bastoni, carrucole, tappetini, palloni, cyclette, tapis-roulant, riabilitatore, ruota dei Lapidari ect.). È comunque indispensabile, soprattutto nella kinesi passiva, che il fisioterapista conosca bene le strutture anatomiche su cui si lavora e le risposte che queste possono dare.
Indicazioni:
- in tutti quei casi dove c’è bisogno di un recupero muscolare ed articolare.
Può essere considerata la fase finale di un programma riabilitativo, che segue quella propriamente terapeutica. Può essere semplice o complessa a seconda del caso clinico che viene trattato.
- Semplice in ambito traumatologico ed ortopedico (dopo immobilizzazione, dopo intervento chirurgico).
- Complesso in ambito neurologico, neurochirurgico (esiti di attacchi ischemici, ictus; lesioni nervose ect.).
Si avvale di protocolli ben definiti con varie tappe e risultati da seguire e raggiungere progressivamente al fine di ottenere e garantire al paziente un recupero funzionale completo o migliore possibile (riadattamento). Comprende esercizi funzionali, rieducazione neuro-muscolare propriocettiva e terapia occupazionale. Importante è la collaborazione tra fisioterapista e paziente, con il primo in grado di creare un grosso fealing con il secondo.
Gli apparecchi di magnetoterapia utilizzano, come sorgente del campo magnetico, un solenoide percorso da corrente elettrica. L’applicazione dei campi magnetici provoca nel nostro organismo effetti biologici di notevole importanza: un’azione antiflogistica, antiedemigena ed un effetto stimolante la riparazione tissutale. Ecco perché la magnetoterapia, viene sfruttata con notevole successo nel combattere tutte quelle patologie dove l’uso della termoterapia endogena non è possibile (portatori di mezzi di sintesi o protesi metalliche di vecchia concezione).
Indicazioni:
- fratture recenti e ritardi di consolidazione
- pseudoartosi
- osteoporosi e morbo di Sudeck
- artropatie di natura infiammatoria e degenerative.
Descrizione della disciplina
La postura è il nostro personale modo di stare e di muoverci nello spazio circostante. È in continua evoluzione e soggetta ad influenze interne ed esterne:
- interne: la nostra personalità, il nostro vissuto. Ad esempio, una persona timida ed introversa avrà un atteggiamento in chiusura (spalle arrotolate, capo in avanti ecc.).
- esterne: il tipo di attività lavorativa o lo sport praticato, traumi, lesioni ecc.
La ginnastica posturale si pone l’obiettivo di rieducare l’apparato muscolo-scheletrico dell’individuo non solo ad una maggiore mobilità, ma a riprogrammare gli schemi muscolari che agiscono contro la forza di gravità e che il nostro sistema nervoso centrale coordina a livello involontario. Ci offre strumenti utili per riconquistare un corpo efficiente, in grado di assumere senza dolore diverse posizioni, e ci conduce ad una rieducazione del corpo in sintonia con l’evoluzione della mente.
Origini e scuole
L’attuale concetto di “postura” nasce negli anni ’50 per merito di Françoise Mezieres, un’insegnante di anatomia che, agli inizi della sua carriera, insegnava ginnastica medica, il cui concetto basilare era il rinforzo muscolare per i muscoli della colonna, considerati troppo deboli per sorreggerla adeguatamente. Dopo anni di lavoro, non condivise più questa modalità e cercò altre strade. Dall’osservazione dei pazienti intuì che il corpo andava considerato nella sua interezza e studiò un metodo di ginnastica posturale che prevedeva da una parte l’allungamento ed il rilasciamento di quei muscoli della statica, il cui ipertono era causa di alterazioni morfologiche e dolori, dall’altra la tonificazione dei muscoli della dinamica. Tale metodo segnò una rivoluzione nell’ambito delle ginnastiche mediche. Da allora sono nate altre scuole che prendono il nome dai capiscuola (Souchard).
Obiettivi e finalità
La ginnastica posturale, indipendentemente dalla metodologia prescelta, offre un efficace strumento di prevenzione e di intervento sulle più diverse problematiche che si evidenziano nella colonna vertebrale e dunque sulla postura della persona. La sedentarietà, le scorrette posture durante le ore di lavoro, la debolezza e/o la rigidità dei gruppi muscolari, il poco tempo dedicato alla cura del corpo, alla prevenzione e al benessere, sono fattori che alterano lo stato di salute e la serenità dell’individuo. Dedicare del tempo ad una disciplina che si prende cura della globalità della persona, lavorando sulla consapevolezza del proprio corpo e della respirazione, sulla corretta posizione da assumere e mantenere nelle attività quotidiane, diventa una priorità e un buon metodo per mantenere e migliorare la nostra salute.
Il Pilates è un metodo di allenamento che insegna a prendere coscienza del proprio corpo, per rafforzarlo, correggere la postura e migliorare la fluidità e la precisione dei movimenti. Il lavoro è concentrato sui muscoli che favoriscono il controllo della postura, dorsali, lombari, addominali, glutei ecc. Le sedute sono bisettimanali con gruppi di 8/10 persone.
È la versione moderna delle classiche tavole propriocettive di Freeman, uno strumento assolutamente attuale e tecnologicamente all’avanguardia. Consiste in una pedana basculante (con gradi di oscillazioni diversi) collegata ad un computer che permette di compiere determinati movimenti finalizzati al pieno recupero della propriocettività. Il paziente è attivo e puo’ muoversi in posizione ortostatica o seduto (a seconda della patologia e dei tempi di recupero) e tramite lo schermo del computer riesce ad impostare il suo esercizio seguendo determinati schemi o percorsi visivi. L’esercizio propriocettivo consiste nel creare una situazione di instabilita’ al fine di valutare i segnali propriocettivi provenienti dalla periferia del corpo, in particolar modo dagli arti inferiori.
Indicazioni:
- patologie dell’anca, ginocchio, tibio-tarsica, in particolare nella fase post-operatoria di ricostruzione di L.C.A.
- lesioni meniscali
- traumi della caviglia.
Controindicazioni:
nessuna.
La mobilizzazione consiste in manovre specifiche che coinvolgono le articolazioni interessate dal trauma o dalla patologia. I vantaggi della mobilizzazione possono essere così riassunti:
- dal punto di vista articolore: impedisce la retrazione della capsula articolare;
- dal punto di vista muscolare: attraverso l’allungamento del singolo muscolo o di gruppi muscolari favorisce la risoluzione delle contratture, il mantenimento o il recupero della fascia muscolare;
- dal punto di vista neurologico: permette di restituire le immagini motorie e di evitare la perdita dello schema corporeo;
- dal punto di vista circolatorio: (per effetto dal pompaggio, con aumento della gittata arteriosa, vensovo e linfatica) il movimento agisce sulla circolazione nutrendo i tessuti, evitando l’osteoporosi e gli edemi da stasi;
- dal punto di vista clinico: il movimento praticato o recuperato durante una riabilitazione o malattia mantiene alto il morale del paziente che vede negli esercizi e nel movimento un momento importante per la guarigione.